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La presenza sui Colli Euganei del faggio (Fagus sylvatica), principale albero della foresta montana di latifoglie che vive sulle Alpi tra i 700 e 1400 metri, è legata ai lunghi cicli glaciali che caratterizzarono l’Era Quaternaria (da 1,6 milioni a 15.000 anni fa). Il nome faggio deriva dal greco “phagéin”, mangiare, in relazione al frutto commestibile e ricco di olio, chiamato “faggiola”.
È un albero, molto longevo, di grandi dimensioni con tronco dritto, corteccia liscia di colore grigio e chioma densa. Le foglie, disposte in due file, e sono semplici di forma ovale con margine ondulato e leggermente dentati; i fiori sono penduli e poco appariscenti. Fiorisce nei mesi di aprile e maggio.
Il “grande faggio”, situato lungo il calto che scende dal Monte Fasolo immerso tra faggi, carpini, querce e bosco ceduo di castagno, è alto 18 m e il fusto è vistosamente inclinato verso ovest e si è originato dalla fusione di due tronchi. La chioma presenta una ramificazione articolata e ricadente ad ombrello.
Sui Colli Euganei il faggio è presente anche sui versanti settentrionali dei monti Venda e Vendevolo, Madonna e Grande, Rua, Ventolone, Ricco e Cero.
Oltre al faggio, tra le altre specie vegetali “relitti glaciali” sui Colli Euganei sono da ricordare la betulla (Betula pendula), il mirtillo nero (Vaccinium myrtillus), il semprevivo ragnateloso (Sempervivum arachnoideum), il giglio di S. Giovanni (Lilium bulbiferum), il giglio martagone (Lilium martagon), l’epimedio alpino (Epimedium alpinum).
L’uomo da sempre apprezza le qualità del legno di faggio; da esso si ricava un ottimo combustibile e la materia prima per fare sedie e piccoli arnesi. In particolare è ideale per creare i manici, tanto che i Veneziani se ne servivano per realizzare i remi delle loro imbarcazioni.